Quando dico che insegno inglese ai bambini dai tre anni in su, mi capita spesso di sentire queste frasi:
- “ma se non sa neanche parlare bene l’italiano”
- “non si creerà più confusione nel cervello?”
- “non subirà un ritardo nel linguaggio?”
- “non è troppo piccolo per imparare una lingua straniera?“
- “tanto viene solo per giocare”
Tutte queste persone forse non sanno che esiste un’età magica per imparare una seconda lingua che va dalla nascita fino agli 8 anni. La mente del bambino in questa fase di sviluppo ha infatti un immenso potenziale di apprendimento, a patto che questo avvenga in modo naturale, esattamente come è avvenuto con la sua lingua madre, ovvero in modo spontaneo. Dopo di che l’apprendimento diventerà sempre più difficile e lento perché la mente verrà ingabbiata in schemi precisi, come ad esempio la scrittura. Un bambino in età prescolare infatti, non si porrà il problema di analizzare la frase “well done” per capire come si scrive e se è composta da due parole oppure se è una parola unica; per lui vorrà dire “bravo”. Imparerà a riconoscere questo suono e ad utilizzarlo nella giusta situazione, senza tradurre parola per parola come invece tendono a fare gli adulti.
Quali sono i vantaggi del bilinguismo?
Secondo alcuni studi, sembrerebbe che il cervello bilingue si sviluppi più densamente: è stato infatti riscontrato che i soggetti bilingue hanno una maggiore densità di materia grigia rispetto ai soggetti che parlano una lingua sola, soprattutto nell’emisfero sinistro, responsabile delle abilità comunicative e linguistiche. I ricercatori affermano che il bilinguismo cambia la struttura del cervello e che l’effetto è più incisivo quando il soggetto impara una seconda lingua nei suoi primi cinque anni di vita. (fonti: Wellcome Department of Imaging Neurosciences London, Fondazione Santa Lucia Roma, studio pubblicato su Brain Structure and Funcion, Reading University e Georgetown University)
Imparare una seconda lingua in tenera età significa anche comprendere che esistono altri modi di comunicare oltre l’italiano. Raggiungere questo risultato permette al bambino di potenziare i suoi strumenti comunicativi e quindi di migliorare la sua capacità di gestire la comunicazione col mondo esterno. La sua mente sarà più aperta a non considerare solamente un punto di vista e ad affrontare situazioni emozionali, sociali e comportamentali scegliendo di volta in volta il modo più appropriato. Sarà quindi meno portato ad avere visioni drastiche tipo bianco/nero, buono/cattivo, poiché avrà acquisito una maggiore capacità di analisi e di problem solving e sarà più propenso a pensare: “Se sono arrabbiato, prendere a calci la porta può NON essere la mia unica possibilità”.
E allora che cosa aspetti a dare questa opportunità al tuo bambino?
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